GIORGETTI VOICES è il nuovo podcast dedicato alla cultura del progetto. Un racconto del design in tutte le sue espressioni: dall’idea al progetto, dalla ricerca alla creazione. Un percorso che attraversa oggetti, luoghi e spazi che diventano mondi, storie, visioni, e forse sogni.
Il filo conduttore di GIORGETTI VOICES è il movimento. Il dinamismo e l’evoluzione nella scienza, nello spazio, nel progetto. Ma anche nello stile di vita e nella moda.
Racconti senza immagini, tutto il potere alla parola.
GIORGETTI VOICES nasce come video broadcast, e dal 2021 vive nel progetto editoriale GM – Giorgetti Magazine – l’annuale, in versione cartacea e digitale, che dal 2021 intercetta gli immaginari in divenire tra le cose del mondo.
L’ideazione e la consulenza editoriale sono a cura di Muse Factory of Projects.
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Una visione e un percorso comune hanno dato vita a una collezione di interior, la Giorgetti Maserati Edition, e a un’auto ‘one-off’, la Maserati Grecale Giorgetti Edition. Una collaborazione ha senso solo se insieme si realizza qualcosa che da soli non sarebbe possibile. Grazie alle sinergie, Maserati è riuscita a dare alla collezione Giorgetti la sensazione del movimento e dell’aerodinamicità. Allo stesso modo, nell’auto ‘one-off’ Giorgetti ha inserito la propria cifra stilistica: l’elevata qualità dei materiali, l’impareggiabile artigianalità, l’impiego di tecnologie all’avanguardia nella produzione. Queste collaborazioni sono frutto del rispetto reciproco, e della grande fiducia che le due aziende hanno nell’artigianalità italiana, un patrimonio comune.
Andare oltre i propri ambiti di competenza, oltre i confini dei propri settori e mondi per andare alla ricerca di collaborazioni e progetti insoliti. Parliamo di questo con Klaus Busse, Head of Design Maserati, e con Giancarlo Bosio, Direttore Creativo Giorgetti. Come dice Busse: “C'è sempre qualcosa di stimolante, qualcosa di fresco che accade quando lavori con qualcuno fuori dal tuo settore di riferimento”.
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In questo episodio, diamo la parola a Pierre-Yves Rochon, architetto e designer francese che ha studiato all'École des Beaux-Arts, vive a Parigi e ama l'Italia, cita Luchino Visconti e il potere evocativo della luce. Progetta gli interni dei più esclusivi hotel del mondo, dal Four Seasons al Ritz-Carlton, disegna residenze, boutique e ristoranti stellati, in ogni parte del globo. Rinnova luoghi mitici – il Dorchester di Londra o il George V a Parigi – e ha trasformato in dimore moderne la Maison Boucheron e la boutique Chopard, affacciate su Place Vendôme. Uno scenografo dell'interior design che sognava di lavorare nel cinema. Del suo lavoro dice: "lo scrivo la sceneggiatura, preparo lo storyboard, mi occupo della luce. L'architettura serve per entrare nel luogo dove si svolgerà la scena."
Ci parla di Villa Héritage, il progetto che il Salone del Mobile gli ha affidato per l'edizione 2025, un'installazione che racconta l'importanza del tempo e dell'esperienza. E poi, della collezione di tavoli Floria, un omaggio alla natura e alle sue armonie, che inaugura la collaborazione con Giorgetti.
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Nel giardino all’italiana tra cemento armato, ruote e binari, cipressi, ciliegi e vigne, appare Villa Il Girasole – Marcellise, Verona – un visionario esperimento di casa rotante, concepita da Angelo Invernizzi negli anni Trenta del ‘900 per seguire il Sole, come fa il fiore a cui è ispirata. È un luogo di coabitazioni impossibili – staticità e movimento, approccio razionalista e sensibilità futurista – che rende lieve il cemento armato, mobile ciò che è fisso, intelligente l’edificio come farà quasi un secolo dopo la rivoluzione domotica. È un progetto ardito, “un prototipo da replicare ed esportare” – dirà la figlia Lidia, grata al padre di aver fatto muovere il più immobile dei materiali e di averle regalato camere con vista in perenne e gentile movimento.
A raccontare la storia di questo straordinario progetto è Mariagrazia Bertaroli, portavoce della Fondazione privata Il Girasole oggi impegnata nel complesso restauro dell’edificio e nella creazione di un centro di studio e cultura permanente.
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Investigare il movimento nell’architettura appare un intento inconciliabile, che innesca una sorta di disorientamento rispetto a ciò che conosciamo e percepiamo del mondo costruito: fisso, pesante, ancorato a terra, lento. Attraverso un’intrigante selezione dagli anni Trenta a oggi di progetti interpretati secondo quattro categorie, lo studio newyorkese Diller Scofidio + Renfro ha curato per il museo MAXXI di Roma “Architettura instabile”, una mostra che anche nell’allestimento ribadisce la volontà di dimostrare l’anti-staticità dialogando sapientemente con gli spazi dinamici disegnati da Zaha Hadid, un’architetta che della ricerca del movimento ha fatto una cifra progettuale.
Se viviamo in un mondo in costante movimento, perché l'architettura dovrebbe rimanere immobile? Elizabeth Diller, co-fondatrice di DS+R, ci ha illustrato come siano riusciti a rispondere a questa domanda.
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Un racconto di progetti, icone, geografie, tradizioni e visioni contemporanee da leggere e collezionare che alimenta uno spazio digitale insieme a contenuti inediti.
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