LAST CALL | Il Nuvolomane
Il Nuvolomane
by Francesca Molteni
Pronto? Pronto? La linea cade. Milano – Guadalupa, Antille francesi. Ambrogio non è in navigazione. Ci riprovo. Con WhatsApp funziona. È in cantiere, a rimettere in sesto la barca dopo tante miglia – 3.542 nautiche (6.560 km) – della Route du Rhum, la regina delle regate transatlantiche in solitaria. Un’impresa unica, quella di Ambrogio Beccaria, classe 1991. Al suo esordio sulla “rotta del rum”, e alla sua prima regata su “Alla Grande-Pirelli”, un Class40 di ultima generazione, il 23 novembre 2022 ha tagliato il traguardo in seconda posizione nella sua categoria. Nessun italiano c’era riuscito prima. L’Atlantico in 14 giorni 7 ore 23 minuti non gli basta, tutto deve ancora cominciare.
Il 2023 sarà l’anno della scoperta, per Ambrogio. Scoperta della barca, il primo progetto di vela oceanica moderna completamente italiano, che ha imparato a conoscere in fretta in questa regata. Voleva una barca che fosse facile quando le condizioni sono difficili. «La vela è uno sport vicino alla stregoneria, soprattutto all’inizio, quando non conosci bene le forze invisibili. Noi ci muoviamo con il vento, che non vedi, con le onde caotiche… puoi metterci tutta la tecnica e la tecnologia, ma la vela rimarrà sempre uno sport di sensibilità. Il velista, man mano che si allena, affina un senso di equilibrio, di atteggiamento, di assetto della barca. Ecco, noi in allenamento cerchiamo il miglior equilibrio possibile. Per avanzare, a bordo abbiamo tre ali in acqua e tre ali in aria, un moto complesso, ognuna di queste parti va compresa e ottimizzata. È il carattere della barca che va scoperto». In solitaria, Ambrogio ha imparato a fare tutto da solo, «è un ascolto di sé stessi e del proprio corpo molto profondo, non puoi contare su nessun altro, non c’è un attimo di tregua, ogni cosa che fai richiede più attenzione». E la solitudine? «Le più grandi discussioni le ho fatte con le nuvole, momenti di contemplazione, studio, osservazione, sono un nuvolomane». Quando arriva la notte? «La regata continua, non si vede più granché, ci affidiamo al pilota automatico, come in quasi tutta la navigazione, e passiamo il tempo ad ascoltare la barca e aggiustare le vele. Di notte devi fidarti molto della tua barca, come i ciechi. E poi, a me la competizione fa compagnia, anche se gli altri non sono così vicini a te, lo sono nello spirito». La sfida sarà conoscere il vero potenziale di “Alla Grande” in equipaggio, insieme agli altri. L’obiettivo è la Transat Jacques Vabre a novembre, la traversata dell’Atlantico in doppio, dalla Normandia ai Caraibi, passando per Capo Verde. «Il gioco della navigazione è cercare di capire il mare, la sfida è contro sé stessi, per adattarsi a un ambiente per lo più inospitale, come l’oceano». E la stregoneria, cosa c’entra? «C’è tantissimo istinto che lega questo sport alla natura, al mondo animale. Quelli bravi vedono il vento con gli occhi, come un uccello migratore vede il nord e il sud nel suo campo visivo». Ambrogio ha bisogno del vento dell’Oceano per vedere la meta. E scrivere la storia. Alla Grande.