PLACES & ARCHITECTURES | Facciate a regola d'arte
Facciate a regola d'arte
Il punto di partenza è la tensione
verso la bellezza, verso l’arte, in
modo che la sorpresa, lo stupore,
l’inatteso siano parte anche
dell’opera architettonica.
—Oscar Niemeyer
Facciate che parlano, dialogano – tra loro e con gli abitanti della città – esprimono vezzi, gusti e sentimenti. A Milano lo fanno con vigore, chiamando in causa il lavoro degli artisti per un contributo a un paesaggio che afferma lo Zeitgeist, lo spirito del tempo, sempre mutevole e sempre moderno. È un Museo Diffuso, progetto promosso dall’Associazione MuseoCity ETS, che invita alla scoperta di zone ed edifici della città inaspettati e segreti. Un atto di amore verso Milano e le bellezze dei luoghi dove ogni giorno i milanesi trascorrono ore della loro vita.
Di Fulvio Irace
“L’architettura – scrisse Alberto Savinio – si specchia nel tempo. Sulla facciata degli edifici non è iscritta soltanto la data della loro nascita, ma sono iscritti gli umori pure, i costumi, i pensieri più segreti del loro tempo.” Questi a Milano si sono espressi in maniera particolare col lavoro degli artisti – anonimi e famosi – che con continuità impressero i segni del loro mestiere sulle facciate di tanti edifici: quelli monumentali e quelli privati, dalle case dei più facoltosi ai semplici palazzi d’abitazione.
Non c’è altra città d’Italia che possa vantare come Milano la presenza di tante opere d’arte esposte in pubblico. Nella “città più città d’Italia” – come la descrisse Giovanni Verga – la presenza dell’arte ad ornamento civico fu per più di un secolo una maniera di fissare nella pietra, nel cemento e nel metallo i mutevoli venti della modernità che vi hanno impresso mode e idiosincrasie del momento, dalle lussureggianti espressioni del liberty all’arte monumentale del Ventennio, fino alle declinazioni astratte del sogno democratico dell’arte per tutti.
Tra lo sfiorire dell’800 e il vorticoso avvio del secolo moderno, artisti e decoratori usarono le facciate dei nuovi condomini come tele su cui proiettare il sogno liberty di una nuova primavera dell’arte. Pannelli maiolicati, intonaci dipinti e figure prodotte dall’industria dei “cementi decorativi” crearono l’illusione di una Milano verde, sintetizzata in allegorie floreali stese tra finestre e balconi o nella stilizzata rappresentazione di figure femminili sullo sfondo di pergolati di foglie e fiori; forse per addolcire la realtà possente di quella che Boccioni descrisse come “la città che sale”.
Dopo la parentesi della Grande Guerra, la primavera si volse nell’inverno del Ventennio: la città però si rimise in marcia, ricominciò a “salire” e si estese nelle nuove prospettive di grandi palazzi che a Savinio sembrarono intagliati nella durezza del ferro.
Il populismo estetico del regime supportò il sogno di artisti “militanti” come Mario Sironi che proprio a Milano lanciò il manifesto del Muralismo, tentativo di pittura sociale con la pretesa di rivolgersi senza intermediari al popolo. Le movenze languide delle signore fin de siècle cedettero il passo a un profluvio di lupe e di fasci littori che fanno da sfondo alle austere figure di monumentali matrone e severi lavoratori che sfilano sulle facciate degli edifici delle istituzioni come un popolo di eroi di marmo.
Neanche la tragica conclusione dei bombardamenti spense però gli ardori di quanti, negli anni ’50, rilanciarono la collaborazione con gli architetti all’insegna della “sintesi delle arti”: arti che, nel frattempo, si erano liberate del peso del “messaggio” politico per librarsi in una variante domestica dell’arte per tutti. Gli interventi artistici non sono più caratteristica degli edifici pubblici, ma compaiono principalmente sulle facciate o negli interni delle abitazioni private e nelle chiese.
I risultati si possono leggere girando tra le strade di Milano che non è esagerato definire come un museo a cielo aperto: un museo dove le opere d’arte non sono appese alle pareti delle gallerie, ma sospese o incastonate sulle facciate delle case e dei palazzi come in “esposizioni” permanenti che non richiedono neanche il prezzo di un biglietto.
MuseoCity è un’Associazione senza scopo di lucro, attiva dal 2016 a Milano, che opera per la promozione e valorizzazione del grande patrimonio museale milanese e nazionale. L’intento è di incrementare il coinvolgimento di un pubblico sempre più vasto alla partecipazione della vita artistico-culturale della città. L’Associazione mantiene attivo un network che informa, comunica, stimola a conoscere il patrimonio culturale di Milano attraverso la continua offerta di attività che coinvolgono i suoi abitanti, le nuove generazioni e i visitatori stranieri, occasioni preziose per raccontare la città e il suo patrimonio culturale svelandone gli aspetti inediti e meno noti. Gli obiettivi dell’Associazione sono: Condividere il patrimonio culturale con iniziative poliedriche e connessioni di valore. Progettare con enti, fondazioni, musei e archivi azioni mirate e interconnesse per coinvolgere un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo. Aprire ad altre forme di creatività, guardando al futuro. Incoraggiare il pubblico a frequentare i luoghi della cultura.
Dal 2017, insieme al Comune di Milano, MuseoCity organizza, la prima settimana di marzo, una manifestazione intitolata Milano MuseoCity, che coinvolge oltre 100 istituzioni e vede ogni anno la partecipazione di oltre 80.000 persone.