PROJECTS & STORIES | #Viaggi nell’Archivio Giorgetti Modellare il design
#Viaggi nell’Archivio Giorgetti Modellare il design
Senza dime nessuna icona vede la luce. Su quelle forme che escono dall’informe della materia originaria si appoggiano curve, spigoli, parabole, ellissi, snodi, pronti a diventare braccioli, piedi, schienali, giunti, acrobazie e voli della materia più antica e pregiata – il legno massello. Sono oggetti ad alto contenuto di intelligenza che prefigurano le forme a venire.
di Cristiana Colli
C’è qualcosa di speciale nella vita di una dima. Nasce per un progetto specifico ma la sua vita è infinita, aperta a continue verifiche, a piccole e grandi modifiche. Nel processo, la trasformazione dalla risorsa originaria alla prima forma del progetto commuta l’inerte in una materia intelligente, con metamorfosi millimetriche e progressive, evoluzioni, restyling. Come un corpo vivo sente l’ambiente, le escursioni termiche, il tempo e le stagioni.
La sua è la storia di un prima – l’intervallo tra l’idea progettuale e la sua ingegnerizzazione, quando la scomposizione del prodotto in tutte le sue componenti permette di affinare curve, proporzioni, dimensioni, tolleranze, altezze – e di un dopo, quando l’intuizione diviene forma manifesta nello spazio. Viatico alla realizzazione, prova della coerenza tra l’oggetto reale e l’immagine mentale da cui ha avuto origine. Poi, dopo, arriverà il primo campione, la modifica della dima, l’avvio della produzione. Così su quella sagoma coabita un tempo circolare, temporaneo ma dalla memoria produttiva permanente.
Se l’archivio storico è fatto di sketch, disegni tecnici, appunti, corrispondenze, dialoghi, maquettes, tassonomie, reperti, dati e misure, ispirazioni accumulate in oltre cento anni di storia, quello delle dime è un archivio dinamico che si rinnova ogni giorno, fatto di concreta, operosa innovazione incrementale. Un luogo fatto di rastrelliere, fili di ferro, scaffali dove sono ordinate oltre milleduecento dime, centinaia di campioni, migliaia di forme e sottoforme. Ogni pezzo è una storia di proporzioni, sfumature, analisi, valutazioni, sigle, codici di catalogazione, date; ogni oggetto ha sperimentato il dialogo con le macchine utensili per diventare parte di mobili, sedie, tavoli, complementi.
Quel caveau non contiene informazioni secretate ma qualcosa di più prezioso – la memoria delle mani, i segni delle matite piatte che si appoggiano dietro l’orecchio, la conoscenza e l’interpretazione, la legacy che permane e si tramanda. Si chiama made in Italy.